ENERGIA: Con il decreto Romani, a rischio i contratti di 2.400 imprese liguri della filiera delle rinnovabili

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23/03/2011

Per Anna Alfano, presidente di Confartigianato Energie: «Bisogna definire  nuove linee di incentivazione per non  far collassare il settore nell'incertezza del futuro»

 

Sono oltre 2.400 le imprese liguri potenzialmente interessate dalle modifiche apportate al decreto legislativo (per recepimento della direttiva europea 2009/28 sulle fonti rinnovabili) approvate il 3 marzo in Consiglio dei Ministri. Il settore – che manca ancora di una codifica settoriale propria – è in forte crescita e raccoglie imprese di diverse attività economiche.

In Liguria, secondo l'elaborazione dell'Ufficio studi di Confartigianato (dati Unioncamere-Infocamere, Movimprese aggiornati al 2010), la fetta maggiore delle imprese della filiera delle rinnovabili è costituita dagli installatori dei pannelli fotovoltaici (2.317), dai fabbricanti di pannelli fotovoltaici (33), dai produttori di energia elettrica (23), dalle imprese che lavorano le biomasse (23) e dai produttori di turbine eoliche. Tra il 2009 e il 2010, in Liguria sono nate 55 nuove imprese della filiera delle rinnovabili, registrando una crescita del 2,3%, appena sotto la media italiana del 2,7% e superiore a quella del Nord Italia (1,5%).

«Siamo molto preoccupati per la situazione innescata dal decreto Romani che cambia le regole in corso d'opera –spiega Anna Alfano, presidente di Confartigianato Energie –Gli effetti sono già pesanti: molte imprese liguri si sono viste congelare i contratti da alcuni clienti a causa del clima di profonda incertezza che le decisioni del governo hanno provocato».

I nodi principali del decreto legislativo sulle rinnovabili, approvato dal governo  il 3 marzo (in attuazione di una direttiva comunitaria), riguardano il sistema degli incentivi e la questione legata all'installazione dei pannelli sui terreni agricoli. Dopo che dal testo è stato cancellato il tetto degli 8.000 megawatt per l'accesso agli incentivi, si è inserita la data del 31 maggio con l'entrata in esercizio per fermare la quota di "aiuti". Un taglio retroattivo che incide anche sul precedente provvedimento del Conto energia di agosto che offriva la possibilità di accedere agli incentivi fino al 31 dicembre 2013.

«La scadenza del 31 maggio fissata dal ministro Romani per poter rientrare negli incentivi – dice Anna Alfano –non tiene conto di difficoltà e tempi tecnici imprescindibili nella realizzazione di un impianto. Per esempio, i tempi tecnici per l'approvazione degli interventi edilizi e quelli per le connessioni alla rete da parte di Enel».

Anna Alfano è anche la referente del Consorzio Energie di Confartigianato Liguria che raggruppa sette imprese spezzine impegnate nella produzione di energie rinnovabili (dall'eolico al solare termico, dal fotovoltaico alla geotermia) e che lavorano nell'ambito del risparmio energetico nei settori dell'impiantistica e della bioedilizia. «Ci troviamo –commenta Alfano –da una parte con clienti che hanno perso l'interesse a fare investimenti in grossi impianti e alcuni piccoli privati che invece ci pressano perché siano finiti i lavori entro la fatidica data del 31 maggio».

Secondo Confartigianato Liguria, le nuove disposizioni rischiano di bloccare lo sviluppo delle rinnovabili, causando conseguenze negative in termini economici e occupazionali per le imprese e pregiudicando il raggiungimento dell'obiettivo europeo del 20-20-20.

Per Confartigianato è indispensabile che il sistema di incentivi resti in vigore per i 14 mesi previsti dall'attuale decreto e che la nuova riformulazione non sia penalizzante per gli investimenti in corso creando meccanismi incentivanti in favore dei piccoli impianti. Per restituire tranquillità agli imprenditori, è stata richiesta al governo la rapida approvazione del nuovo decreto d’incentivazione del fotovoltaico, senza attendere la scadenza del 30 aprile, e una clausola di transizione che permetta di mantenere fino al 31 maggio 2012 le condizioni previste dalla normativa precedente.

Disponibile qui sotto l'elaborazione dell'Ufficio studi di Confartigianato