Accettate il Consiglio (35) - Tutti i "presidenti" liguri, alla caccia delle poltronissime di Massimiliano Lussana

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25/03/2018

Questa volta, il Consiglio occorre accettarlo per tempo, prima che i sogni muoiano all'alba e ci troviamo senza poltronissime e senza nemmeno la possibilità di sognare.

Però, per l'appunto, nell'attesa, sognare si può ed eccoci in una visita guidata attraverso i liguri papabili per i ruoli di vertice della diciottesima legislatura.

Insomma, iniziamo a farci la bocca, un po' come capitò quando nella scorsa legislatura le Camere si trovarono per ben due volte a dover scegliere il presidente della Repubblica e, prima che sbucassero prima il Napolitano bis e soprattutto, nella seconda occasione, il nome di Sergio Mattarella, toccò a Roberta Pinotti entrare nel totopresidente per il suo ruolo di ministro della Difesa, molto istituzionale, ma anche perché c'era la suggestione del primo Capo dello Stato al femminile.

Stavolta, si è partiti con una voce sommessa di possibile candidatura di Andrea Orlando presidente della Camera dei deputati, esattamente come lo era stato per ventiquattro ore nella scorsa legislatura, prima di diventare ministro dell'Ambiente prima e Guardasigilli poi.

Orlando sarebbe stato proposto dal MoVimento Cinque Stelle in cambio di un patto con il Pd e Liberi e Uguali per il governo, ma - per l'appunto - è stato un refolo di vento parlamentare.

Prima naufragato perché la Camera sarebbe stata assegnata alla Lega; poi ri-naufragato perché la Camera sarebbe stata assegnata al pentastellato Roberto Fico e il Senato all'azzurro Paolo Romani; poi riportata vagamente in vita dal "no" del MoVimento a Romani.

Il resto è storia di queste ore.

Andiamo avanti.

Perché sono stati almeno tre liguri, di nascita o d'adozione ad essere stati proposti come presidenti del Consiglio in questa convulsa caccia a un premier che possa avere la maggioranza in Parlamento.

Il più papabile è ovviamente il governatore Giovanni Toti, che il pranzo di Portofino con Matteo Salvini, Edoardo Rixi, PierPaolo Giampellegrini in compagnia di carissimi amici di Matteo, ha trasformato nel favorito pubblico numero uno.

Del resto, Toti sarebbe perfetto: tecnicamente è ancora di Forza Italia e addirittura "consigliere politico di Silvio Berlusconi", ma ha ottimi rapporti personali e umani, oltre che politici, con Matteo Salvini.

Ha saputo federare il centrodestra in Liguria come nessun altro in Italia e quindi farebbe il pieno di voti azzurri, leghisti, centristi del centrodestra e meloniani.

Soprattutto, nel caso in cui Salvini non riuscisse a fare il governo in prima persona, Toti avrebbe il grande pregio di essere più unificante e gradito a Matteo rispetto ad alcuni leghisti come Bobo Maroni e Luca Zaia.

Ma, e qui sta il punto, Toti è ecumenico e molto meno divisivo rispetto a Salvini e potrebbe prendere raffiche di voti nel Pd, partito con cui ha sempre collaborato benissimo a livello istituzionale, stringendo rapporti positivi con Graziano Delrio, con il governatore piemontese Sergio Chiamparino e con quello emiliano Stefano Bonaccini, con una civile convivenza e simpatia anche con Matteo Renzi.

Insomma, Toti presidente del Consiglio è l'uovo di Colombo.

Se solo lui volesse farlo, anziché dichiarare tre volte al giorno, prima e dopo i pasti, che non ci pensa e che gli piace rimanere in Liguria.

Il secondo papabile premier ligure è il senatore a vita ed architetto Renzo Piano, il cui nome è stato proposto dalle colonne del "Secolo XIX" dal professor Giunio Luzzatto.

Dal punto di vista istituzionale per Piano parla il suo progetto di "rammendo" delle periferie che ha contraddistinto il suo mandato da senatore a vita, ma anche l'intervento sui prototipi per ricostruire i paesi dell'Italia centrale distrutti dal terremoto.

Dal punto di vista politico, l'architetto sembra l'uomo giusto per le larghissime intese: uomo certamente di sinistra, che gode della grande stima di Matteo Renzi, con cui ha collaborato, ma anche da sempre amico personale e intimo di Beppe Grillo e ultimamente in ottimi rapporti con la giunta regionale di Giovanni Toti e soprattutto quella comunale di Marco Bucci, con i quali sta lavorando per il Waterfront di Levante.

Insomma, Piano la maggioranza ce l'avrebbe larghissima.

E poi, ultimo nome girato, quello di Giuseppe Tesauro per un governo istituzionale che dia uno sguardo alla legge elettorale, ma anche all'economia.

Il presidente della Carige è napoletano, ma si è integrato benissimo da quando Vittorio Malacalza l'ha chiamato a Genova per il ruolo apicale della Banca.

E il suo doppio ruolo di neoesperto di economia, ma anche di ex presidente della Corte Costituzionale, quarta carica dello Stato, lo fa un candidato dal profilo perfetto per Palazzo Chigi.

Insomma, in queste complicatissime Camere, chi trova un presidente del Consiglio trova un Tesauro.