Oasi Confartigianato interviene sull'accesso alla battigia negli stabilimenti balneari

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11/08/2013

Rispetto alle polemiche che si stanno sollevando in merito al rigetto della richiesta di sospensiva da parte del Tar della Liguria nella controversia tra Camping di Framura e la Capitaneria di Porto, Oasi Confartigianato, sindacato che rappresenta e tutela le imprese balneari, interviene sull’argomento. «Non vogliamo entrare nella discussione che riguarda un procedimento giudiziario – spiega Nicola Carozza, responsabile sindacale di Oasi Confartigianato – del resto nel 2001 già la terza sezione penale della Corte di Cassazione aveva chiarito che “nessuna proprietà privata e per nessun motivo può impedire l'accesso al mare alla collettività se la proprietà stessa è l'unica via per raggiungere una determinata spiaggia” e successivamente la Finanziaria del 2007 ha stabilito che “è fatto obbligo ai titolari di concessioni di consentire il libero e gratuito accesso e transito per il raggiungimento della battigia antistante l'area compresa nella concessione, anche al fine della balneazione” ma è necessario superare un atteggiamento talvolta demagogico sull’uso delle aree demaniali in concessione e una battaglia pseudo libertaria e ambientalista che tenta di mettere sempre e solo sotto accusa, attraverso la strumentalizzazione di canoni, accessi e tariffe, la categoria degli imprenditori balneari. É legittimo individuare un rapporto equilibrato tra le aree date in concessione ai privati e le spiagge libere, adeguate e rese idonee alla balneazione dai comuni così da rappresentare una vera alternativa allo stabilimento balneare e garantire all’utente la possibilità di accedere con facilità al mare, sarà poi il turista-bagnante a scegliere in base alle proprie esigenze, aspettative e disponibilità. Ci sembra però altrettanto legittimo che i concessionari facciano pagare un biglietto per usufruire dei servizi di doccia, bagni, spogliatoi, infermeria, pulizia dell'arenile. Agli imprenditori balneari della nostra provincia, concessionari degli arenili va attribuito il merito di aver reso la proprietà dello Stato efficiente e produttiva, non solo garantendo servizi, sicurezza in mare, promozione, pulizia e fruibilità della spiaggia, ecc, ma dando lavoro a centinaia di persone. Talvolta invece lo Stato, che non è stato capace di garantire servizi principali e renderli pubblici trova comodo che qualcuno lo faccia al posto suo. Come mai, c'è da chiedersi, le spiagge e il mare devono essere di tutti...soprattutto quelle belle pulite con tanti servizi garantite dagli investimenti degli imprenditori balneari, e non quelle invece simili a discariche, sporche e abbandonate? Regioni e Comuni, in alcuni casi sono già intervenuti, predisponendo veri e propri piani organici sui varchi o gli accessi, facendosi carico di individuare soluzioni che siano in grado di contemperare il diritto al libero uso del mare e quello, ugualmente importante, di consentire alle imprese turistiche che esercitano la loro attività sulle aree demaniali, (stabilimenti balneari, alberghi, villaggi turistici, campeggi), di poterlo fare nelle condizioni migliori. Le aziende che rappresentiamo devono produrre servizi turistici e, al tempo stesso, fare economia, produrre sviluppo, reddito e creare occupazione, assicurando il pieno soddisfacimento dei pubblici interessi attraverso l’offerta dei servizi di spiaggia, vera 'industria', anche sul piano dell'occupazione, della Liguria. Come ogni impresa anche le nostre hanno bisogno delle condizioni necessarie per offrire nelle spiagge sicurezza, pulizia, qualità delle attrezzature, alto livello dei servizi. Questo è quanto ci chiedono i clienti e quanto dobbiamo garantire nei loro confronti. E’ necessario pertanto chiarire se gli imprenditori possono continuare a fare la loro parte all’interno del sistema turistico italiano, che proprio nella qualità ha individuato uno dei fattori fondamentali di successo per la sua ripresa economica, oppure se debbano pensare ad altro. Da ultimo ci sembra giusto considerare e salvaguardata la tutela della clientela italiana e straniera degli stabilimenti balneari che in alcuni casi vuole specificatamente corrispondere la sicurezza e la riservatezza garantita da talune imprese del settore, luoghi protetti dove non si è disturbati da venditori abusivi, schiamazzi, possibili furti, ecc. É mai possibile che in questo Paese, talvolta con una visione ideologica e demagogica, per garantire diritti soggettivi ai consumatori che legittimamente vogliono mare e spiagge senza dover necessariamente spendere, si debbano ledere i diritti di altrettanti consumatori che, pagando ma con pari legittimità, chiedono che gli siano riconosciuti?»

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