La birra artigianale è legge.

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19/05/2017

Per la prima volta la legislazione italiana si pronuncia sui criteri di artigianalità della birra, regolamentando l'attività dei piccoli birrifici indipendenti. Al bando processi “industriali”, quantità massima 200mila ettolitri annui. Spinta d'incoraggiamento per la filiera del luppolo nazionale. Si supera così la obsoleta legge 1354/1962 relativa alla disciplina igienica della produzione e del commercio della birra con l'approvazione in Senato, in terza e ultima lettura della nuova norma sulla birra. La vera novità per gli addetti ai lavori è il traguardo storico scritto nero su bianco all'articolo 35, dedicato alla “Denominazione di birra artigianale”.

La filiera del luppolo.
Ma pure il successivo, l'articolo 36 sulla Filiera del luppolo, si dimostra particolarmente attento alla territorialità degli ingredienti applicata alla produzione brassicola, anche se, è bene ricordarlo, la birra resta uno dei prodotti meno vincolati a limiti territoriali: molti dei principali birrifici nazionali importano luppolo dall'estero (e potranno continuare a farlo), senza per questo pregiudicare la qualità del prodotto finale. Il Ministero delle Politiche Agricole si dice pronto a stanziare fondi che migliorino condizioni di produzione, trasformazione e commercializzazione del luppolo e dei suoi derivati, al fine di ricostruire il patrimonio genetico del prodotto, in collaborazione con il Ministero della Salute che si occuperà della scelta dei fitofarmaci idonei alla coltivazione.

Nuova denominazione di birra artigianale
Ma torniamo all'articolo 35, che di fatto aggiunge all'articolo 2 della legge 1354/1962 un comma (il 4-bis) particolarmente significativo. Cos'è dunque, a norma di legge, una birra artigianale? “Si definisce birra artigianale la birra prodotta da piccoli birrifici indipendenti e non sottoposta, durante la fase di produzione, a processi di pastorizzazione e di microfiltrazione”, ribadisce il legislatore sottolineando un criterio discriminante che molti avevano richiesto a gran voce: al bando dunque i processi di pastorizzazione e microfiltrazione, passaggi “industriali” che danneggerebbero l'artigianalità. Ma, continua il testo, anche le quantità giocano un ruolo determinante: il piccolo birrificio indipendente è quello “la cui produzione annua non superi 200.000 ettolitri, includendo in questo quantitativo le quantità di birra prodotte per conto di terzi” e in aggiunta legalmente ed economicamente indipendente, con impianti fisicamente distinti da quelli di qualsiasi altro birrificio. Per la prima volta, quindi, la legislazione italiana sottolinea la differenza tra microbirrifici e grandi impianti industriali, finora affiancati sugli stessi livelli di imposizione fiscale e complessità degli adempimenti. E per chi rispetta tutti i requisiti sarà possibile scrivere in etichetta "birra artigianale".

Il dilemma delle accise
Nulla di fatto, invece, per la richiesta di ridurre le accise che pesano sul settore anche da Confartigianato.

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