TRASPORTO: Lettera del Presidente Francesco Del Boca - 19 dicembre 2011

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19/12/2011

 

Cari colleghi, molte sono le novità di queste ultime settimane ed è necessario che vi dia alcune informazioni al fine di mettervi nelle condizioni di giudicare con la giusta serenità il momento di grave difficoltà che sta attraversando il settore dell’autotrasporto.

Intanto, le dimissioni del Presidente Silvio Berlusconi hanno portato alla nomina di un nuovo governo formato da “tecnici”, ovvero docenti universitari, banchieri ed ex amministratori di grandi aziende pubbliche e private che si sono assunti la responsabilità di ridare vigore alla nostra economia, in costante recessione, e di ridurre il debito pubblico italiano che ha raggiunto cifre preoccupanti per la tenuta del sistema-Paese Italia. Certo, non sta al sottoscritto spiegare perché i nostri politici, quasi tutti, abbiano abdicato al loro dovere istituzionale, sancito dal voto popolare, a favore di un governo tecnico i cui membri, chiaramente, restano distanti dalle reali condizioni di vita dei cittadini per il semplice motivo che, a differenza degli eletti, non hanno contatti quotidiani con la gente comune ma solo con i loro pari, che rappressentano un’élite poco rappresentativa del popolo. Credo comunque che sarebbe stato più corretto, da parte degli eletti, dimettersi e andare a nuove elezioni. Ma si tratta di considerazioni personali. Ora il nuovo governo è intervenuto celermente sulla parte che riguarda la riduzione del debito, aumentando le entrate ma dimenticando di prendere decisioni che vanno nella direzione di sostenere la nostra traballante economia, aumentandone il già elevato andamento recessivo. Equità, sviluppo e rigore erano state le tre parole chiave del Presidente Mario Monti alla presentazione del suo programma politico, salvo poi concentrarsi solo sul rigore, dimenticando equità e sviluppo, attaccando le poche risorse rimaste a disposizione del ceto medio e di coloro che, come gli autotrasportatori,  fanno funzionare il sistema-Paese e l’economia italiana. Come possa pensare il Governo, facendo l’interesse di Confindustria e del sistema bancario, tra i maggiori responsabili della fallimentare situazione italiana attuale, di rilanciare l’economia, rimane un mistero.

Caro Presidente Monti, la fortuna dell’economia italiana dei decenni scorsi l’ha fatta il 98,5% delle piccole e medie imprese, che sapevano e sanno tuttora solo lavorare ma che nulla hanno potuto fare davanti alle scelte di politica internazionale e di apertura sconsiderata ai mercati globali, fatte da esperti come Lei, e appoggiate dall’1,5% di grandi imprese confindustriali che hanno fatto della delocalizzazione e della chiusura delle loro aziende sul territorio italiano il cuore della loro politica industriale. È necessario, Presidente Monti, che Lei si ricordi di quel 98,5% delle imprese italiane, quando ragiona di politiche comunitarie e internazionali con i potenti del mondo, altrimenti queste Le si rivolteranno contro con tutte le prevedibili conseguenze.

Vede Presidente, le associazioni dell’autotrasporto hanno cercato negli ultimi anni di risolvere alcuni dei principali problemi che attanagliano il settore, accettando di sedersi a tutti i tavoli proposti sia dalla politica sia dalla committenza con la disponibilità a fare tutte le mediazioni possibili, scontrandosi contro un muro fatto di interessi di pochi a scapito del tornaconto di tutte le altre rappresentanze. Dopo tante mediazioni e sacrifici avevamo ottenuto alcuni buoni risultati condivisi con i vari governi che si sono succeduti negli ultimi anni: norme sull’accesso alla professione, costi della sicurezza, contenimento dei costi, corresponsabilità dei committenti e altre ancora che ci avevano dato un po’ di speranza sul futuro delle nostre aziende.

Il nuovo Esecutivo da Lei presieduto sta cercando di smantellare tutto ciò che abbiamo faticosamente ottenuto nel tempo e noi non possiamo permetterlo senza esternarle il nostro dissenso, con tutte le azioni che potremo mettere in campo, non escludendo, se fosse necessaria, quella estrema del fermo dei servizi di trasporto proclamato dal coordinamento Unatras nel pieno rispetto delle norme contenute nel codice di autoregolamentazione. Lo spirito di sopravvivenza delle oltre centomila aziende dell'autotrasporto italiane sarà determinante al fine di contrastare norme che vanno nella direzione opposta a quelle della tutela della sicurezza stradale e sociale e della legalità.

Voglio evitare di entrare nel vortice di polemiche di bassa lega, alimentate da chi non ha a cuore la sorte delle imprese di autotrasporto ma è trascinato da interessi personali e politici; tengo però a sottolineare che la decisione presa dall’esecutivo di Unatras è stata condivisa da tutti i presenti. Coloro che hanno deciso di non rispondere alla convocazione dovranno spiegare, oltre che a se stessi, anche alle aziende che rappresentano le motivazioni che li hanno portati a non presenziare ad un momento così importante per il futuro dell’autotrasporto italiano. Gli assenti, di solito, hanno sempre torto. Comunque, tanto per togliere ogni dubbio, il presidente di Unatras ha, ovviamente, facoltà di convocare l’esecutivo ogni volta che vi siano ragioni gravi che coinvolgono la categoria.

Unatras, dopo aver inviato una richiesta scritta d’incontro sia al Presidente del Consiglio sia al Ministro dei Trasporti, attende con fiducia una convocazione per esporre le proprie ragioni ed evitare le azioni di autotutela già deliberate.
 

Francesco Del Boca

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